Il peso e l’immagine corporea, ovvero come ci vediamo, sono due fattori che tutti noi consideriamo nel momento in cui ci guardiamo allo specchio.
Pensiamo a quando si mette su qualche chilo dopo le feste o dopo una gravidanza. Non ci piacciamo e pensiamo subito al peso e ai chili in più.
Tuttavia è labile il confine tra un giudizio coerente tra peso e l’immagine riflessa allo specchio ed invece la dispercezione corporea.
La dispercezione corporea è quella condizione per cui l’immagine del corpo allo specchio è alterata: si tende a vedersi in sovrappeso quando non lo si è o a focalizzare l’attenzione su un preciso difetto fisico che alla lunga diventa ossessionante e intollerabile.
Questa dispercezione provoca un un malessere talmente forte che è impossibile non agire.
Talvolta riguarda un preciso organo (es. naso, orecchie, piedi) altre volte è legata a parti del corpo che possono risentire di una variazione di peso (gambe, seno, addome, braccia).
Il primo pensiero è sempre il dimagrimento: l’associazione che fa chi soffre di dispercezione è che ad un peso più basso (e quindi con un corpo più magro) quel difetto sparirà o sarà meno accentuato e quindi, finalmente, si piacerà.
Questa alterazione è tipica di alcuni disturbi del comportamento alimentare ma può insorgere anche indipendentemente da essi.
L’immagine corporea
Vi è mai capitato di svegliarvi un giorno e vedervi benissimo in quei jeans, e invece il giorno dopo non vedervi bene con nulla, nemmeno con gli stessi jeans di ieri?
Eppure è passato pochissimo tempo, il peso non è cambiato.
E’ cambiato il modo in cui vi state guardando.
L’immagine corporea, infatti, non è un dato oggettivo, ma è la somma di due componenti:
- la prima è la componente topografica, una sorta di mappa del nostro corpo che ciascuno di noi si crea, con cui riusciamo a descrivere le nostre reali forme e proporzioni; in questa componente rientra il peso.
- la seconda, la più difficile da gestire, è la componente emotiva: comprende i sentimenti relativi a parti del corpo e al corpo in generale.
Questi due modi di vivere il corpo non sono separati in compartimenti stagni ma si influenzano l’uno con l’altro, anche con un rapporto di causa-effetto.
Dispercezione in chi soffre di Disturbi Alimentari
Dagli anni ’40 si sa che tra gli effetti di una significativa restrizione alimentare e di un forte calo di peso c’è anche un forte peggioramento del modo in cui viene visto il proprio corpo.
Per questo, per il trattamento della dispercezione in chi ha Disturbi Alimentari, è fondamentale lavorare su un graduale aumento delle porzioni e della varietà alimentari e in molti casi anche in un recupero del peso corporeo: solo così, quasi in modo paradossale, migliorerà esponenzialmente il modo in cui si percepisce il proprio corpo.
La restrizione calorica altera, peggiorandolo, il modo in cui ci si vede allo specchio.
Questo di conseguenza non fa che rinforzare la credenza di dover restringere ulteriormente l’alimentazione per potersi vedere meglio.
Ecco, questo è un circolo vizioso bugiardo e fasullo, spezzatelo appena vedete uno spiraglio.
Dispercezione in chi non soffre di Disturbi Alimentari
Anche chi non ha un Disturbo Alimentare può vivere più o meno consapevolmente un rapporto conflittuale con le forme del corpo o con una parte di esso: tipicamente si percepisce del peso in eccesso o mal distribuito.
La dispercezione è fortemente associata con il BMI e può insorgere a qualsiasi peso, ma ancora più a rischio sono i casi di sovrappeso/obesità o sottopeso. Vale la pena quindi partire da qui.
Uno studio polacco del 2019 ha dimostrato come un peso basso (non di costituzione) aumenti l’ossessione per la propria immagine corporea e, di conseguenza, il dismorfismo.
Come agire
Spesso ci si rivolge ad internet per cercare diete fai-da-te estremamente restrittive ( in alcuni casi addirittura alla chirurgia estetica).
Queste diete squilibrate ed estremamente restrittive espongono chi è già fragile al rischio di sviluppare disturbi del comportamento alimentare.
Queste scelte non portano a cambiamenti positivi rispetto alla percezione dell’immagine corporea, anzi ne aggravano quella componente emotiva aggiungendo la frustrazione di una mancata tregua con lo specchio nonostante l’estenuante sacrificio di questo tipo di dieta.
La bussola per un punto fermo: L’INDICE DI MASSA CORPOREA
Il peso corporeo non deve essere un pensiero fisso, una ossessione: in primis dobbiamo imparare a capire cosa vuol dire, imparare a leggerlo prima di farlo diventare un cruccio.
Di per sé il peso vale poco, ma se messo in relazione con l’altezza ci fornisce un indice del nostro stato nutrizionale: il BMI o indice di massa corporea.
Il BMI è un numero e per scoprirlo va calcolato: dividete il peso in chili (kg) con l’altezza in metri (m) dopo averla moltiplicata per sé stessa.
Esempio di calcolo del BMI: peso 60 kg; altezza 1.70 m; BMI = 60/1.70 x 1.70 = 20.76
Cosa ci dice il BMI?
Il BMI ci dà dei valori di riferimento per capire se il nostro peso è proporzionato alla nostra altezza (normopeso = 18.5 – 24.9), in difetto (sottopeso = minore di18.5) o in eccesso (sovrappeso/obesità = maggiore di 25 / 30).
Non ci dice quanto siamo belli ma dà un dato oggettivo rispetto all’equilibrio tra questi due parametri.
L’arte della flessibilità
Il BMI ci svela anche altro: il normopeso non è un numero solo.
E’ un range, compreso tra 18.5 e 24.9.
Di conseguenza lo stesso vale per il peso.
Il peso salutare, “quanto dovremmo pesare” dal solo punto di vista della salute, non è un numero solo e fisso.
E’ compreso all’interno di due numeri anche molto distanti tra loro.
Questo perché non siamo un kg di pasta che deve pesare sempre un kg.
Siamo persone, con una struttura corporea e una genetica diversa per ciascuno.
Essere normopeso vuol dire tutto e niente quando si parla di immagine allo specchio
Vediamo l’esempio di prima: per una altezza di 1.70 m, questa persona per essere in salute può pesare tra i 53 e i 72 kg.
Come vedete il peso sano (inteso come un basso fattore di rischio cardiovascolare) è compreso in un range ampio (in questo caso c’è una differenza di ben 19 kg) e corrisponde a forme corporee molto diverse.
E’ solo a questo punto che possiamo concedere un po’ di importanza all’immagine corporea.
Parlando solo dal punto di vista dietetico, a patto di stare all’interno quanto più possibile vicino a questo range (con tutte le dovute eccezioni dovute a costituzione esile o robusta, ipertrofia muscolare negli sportivi ecc..), è lecito ricercare allo specchio l’immagine più vicina alla nostra immagine abituale.
Ci si può muovere all’interno di questo spazio con l’obiettivo di stare meglio. Quello di vedersi meglio non passa dalla dieta.
Senza ossessioni, senza che corrisponda necessariamente ad un peso che si ha in testa. Lavorando sull’alimentazione, sull’attività fisica e sull’autostima. Smettendo di giudicare, di giudicarsi.
Stato nutrizionale e dispercezione corporea
- SOTTOPESO NON COSTITUZIONALE (BMI < 18.5): Se si è sottopeso è probabile che il dismorfismo sia la conseguenza della scarsa presenza di massa grassa e delle restrizione calorica, che può aumentare l’ossessività, l’ansia e gli stati depressivi.
La progettazione di un dimagrimento è fuori luogo in questo caso, perché potrebbe causare serissimi danni in termini di crescita, fertilità e funzioni cognitive.
Inoltre un eventuale perdita di peso non avrà alcun effetto positivo sulla percezione dell’immagine corporea per le alterazioni emotive di cui vi parlavo prima.
In questo caso è fondamentale iniziare a lavorare sulla componente emotiva con un professionista (psicologo, psicoterapeuta, psichiatra) e, in seconda battuta, rivolgersi a un professionista della nutrizione per migliorare l’alimentazione e recuperare il peso perso.
- NORMOPESO (BMI tra 18.5 e 24.9): chi è già normopeso o chi lo raggiunge dopo aver intrapreso un’adeguata dieta dimagrante ha un BMI (e quindi un peso) che riduce la probabilità di provare una dispercezione corporea. Ma non sempre è così.
In questo caso, cosa si può fare per migliorare l’immagine riflessa nello specchio?
Si può fare qualcosa e quel qualcosa non è per forza “per vedermi meglio dovrei dimagrire”, ma magari lavorare sul versante psicologico e di attività fisica.
- SOVRAPPESO (BMI > 25) / OBESITA’ (BMI > 30): in questo caso un dimagrimento può essere auspicabile per migliorare il proprio stato generale di salute e ridurre la dispercezione corporea.
Se poi il normopeso, il sovrappeso o l’obesità derivano da uno scorretto stile alimentare, il peso passa in secondo piano.
La prima cosa da fare è un po’ di educazione alimentare.
Anche il tipo di alimentazione (a prescindere dalle calorie!) influisce
Supponiamo di prendere due gemelli identici e far seguire due diete di egual calorie.
- Ad uno una dieta ricca in grassi, zuccheri e proteine (Wester diet)
- All’altro una dieta ricca di carboidrati complessi e fibra (Dieta Mediterranea).
Ecco, il gemello che segue la Dieta Mediterranea probabilmente si vedrà molto meglio dell’altro gemello.
Uno studio italiano suggerisce che una miglior percezione corporea è associata ad una maggior aderenza alla Dieta Mediterranea: questo è probabilmente dovuto al fatto che la Dieta Mediterranea stessa è associata a sua volta al normopeso.
Cosa fare per la persona che vedi allo specchio?
Falle un regalo: lascia che qualcun altro di competente si occupi di un eventuale cambiamento tramite una corretta alimentazione.
Solo evitando le diete fai-da-te sarà possibile acquisire le strategie per un cambiamento efficace senza alcun danno per la salute.
Sia ben chiaro, la dieta non garantisce un dimagrimento localizzato o una ricomposizione localizzata. Nessun tipo di dieta è in grado di farlo.
Le nostre forme corporee e il posto in cui il grasso si accumula preferenzialmente sono determinate dalla genetica e quindi immodificabili.
Per questo, qualsiasi sia l’obiettivo del vostro percorso dietetico, è fondamentale l’accettazione di determinate caratteristiche corporee: per questo non serve un dietista, ma un professionista della psiche.
Ci si può però migliorare, partendo prima dalle abitudini alimentari e dallo stile di vita per arrivare solo dopo, come conseguenza, al cambiamento del peso e del BMI.
Non bisogna poi dimenticare l’attività fisica e gli esercizi mirati: anche qui, non vi serve una dietista ma un laureato in Scienze Motorie.
Come vedete possiamo agire su tantissimi fronti. Ma nessuno cambierà radicalmente ciò che siamo. E’ tutto un gioco di equilibri in cui l’obiettivo è il compromesso.
L’obiettivo è coniugare la salute con un rapporto pacifico con il proprio corpo e lo specchio, perché non si può rinunciare a nessuna della due, per niente al mondo.
Riferimenti:
- Minnesota Study – dispercezione e DCA https://www.aidap.org/2018/gli-effetti-della-restrizione-calorica-e-del-basso-peso-cosa-ci-ha-insegnato-il-minnesota-starvation-experiment/
- Review sullo scarso soddisfacimento fisico e BMI in bambini e adolescenti https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28421808